Una nuova tecnologia australiana per combattere i virus e i batteri nell’acqua degli ospedali e dei centri commerciali (e si spera per inibire il Covid-19). Il nuovo studio.
Il 2020 verrà sicuramente ricordato come l’anno della pandemia per Sars Covid-19,arrivata da un giorno all’altro senza che neanche ce ne accorgessimo, ma non per questo gli altri virus sono andati in vacanza. Uno studio australiano ha infatti isolato il virus della Legionella e ha scoperto una tecnologia capace di neutralizzarlo, soprattutto nei rubinetti dei centri commerciali e nei sistemi di raffreddamento degli ospedali.
Grazie alla tecnologia MicroHeat di Melbourne, si spera di poter combattere con questo sistema anche altri virus, non per ultimo il coronavirus, ma non solo: il sistema potrà anche essere in grado di erogare acqua nei Paesi del Terzo Mondo, un altro problema mondiale non di poco conto.
La National Association of Testing Authorities ha certificato che il sistema distrugge i principali batteri presenti nell’acqua, inclusi E-coli, salmonella e legionella. Un grande passo avanti in un periodo così buio dell’umanità.
Ma come funziona questo principio?
Il sistema di micro-riscaldamento dell’acqua è differente dai metodi tipicamente usati, perchè genera radicali idrossili che hanno forte efficacia disinfettante. Ovvero, elettrifica l’acqua che scorre attraverso il sistema, disinfettandola da batteri e altri virus contaminanti. In questo modo quindi, vengono eliminati senza lasciare tracce.
Si spera appunto, che si possa ampliare a più situazioni, come ha sottolineato Brett Hernadi, AD della compagnia, al “The Australian”. Proprio in queste settimane infatti, gli scienziati sono in laboratorio per provare ad estendere questo principio a più virus, per uccidere i batteri che stagnano nell’acqua.
“I radicali idrossili si sono dimostrati efficaci anche per inattivare specie di virus, fra cui potenzialmente anche il Covid-19. Intanto è altamente probabile che la tecnologia di MicroHeat, nella fase attuale, possa eliminare i virus dell’influenza aviaria e dell’Ebola“, ha osservato Hernadi.
Non è una scoperta capitata per caso: già dallo scorso luglio il colosso giapponese Panasonic stava sperimentando il sistema insieme alla Osaka Prefecture University sui batteri del coronavirus, inibendoli grazie ai radicali idrossili contenuti nella stessa acqua.
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C’è una differenza per rispetto ai metodi già esistenti e usati in passato: le piccole unità di disinfezione possono essere sistemate alla fuoriuscita dell’acqua, con lo stesso ragionamento di sistema di un lavandino per essere più chiari, piuttosto che come parte di un sistema centralizzato con il rischio di diffondere batteri, vedi legionella, se l’acqua non è stata debitamente disinfettata.
Una scoperta eccezionale arrivata in un momento di talmente drastico, da far rinsavire quella scintilla di speranza che sembrava assopita. Siamo passati da giornate senza particolari problematiche, a dover affrontare un virus a noi conosciuto. Che sia l’inizio di una rivoluzione, questo, non possiamo saperlo. Ma è sicuramente un passo in più per non ripetere un altro 2020, ancora e ancora.
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