Ci sono alcuni business che vendono “gente finta” generata da una IA
Il servizio costa 2.99 $ “a persona” sul sito thispersondoesnotexist.com. E’ possibile scegliere la loro età ed etnia, La distanza tra i loro occhi e se devono possedere qualsiasi tipo di accessorio, e non solo. C’è anche la possibilità di animare questa “persona” chiedendo a Rosebud.AI di farla parlare!
Questi falsi volti cominciano ad essere riscontrati sul web con maggior frequenza e in vari contesti: dai propagandisti che desiderano possedere un volto che attragga a chi vuole infastidire qualcuno standosene al sicuro dietro a un falso profilo.
Come funziona?
Il sistema che guida l’intelligenza artificiale vede il volto come una figura geometrica complessa, con un range di valori che può modificare. Per altre qualità il sistema usa anche un altro approccio, prendendo 2 immagini di riferimento che costituiscono un limite d’inizio e di fine da cui “vengono generate” tutte le altre possibilità sotto forma di valori intermedi.
Quest’ultima tecnologia non è disponibile da moltissimo: il suo nome è GENERATIVE ADVERSARIAL NETWORK. Un programma valido che utilizza questo tipo di tecnologia è GAN software di Nvidia, azienda leader nel settore del rendering grafico. Vista la velocità di miglioramento di questi software non è difficile immaginare un futuro prossimo in cui non si riescano più a distinguere le persone vere da quelle false sui social e altri siti web.
Un ricercatore studioso della disinformazione, Camille Francois, ribadisce che col passare degli anni la distinzione tra ciò che è vero e ciò che è falso risulterà sempre più difficile. Infatti se fino a poco tempo fa questo tipo di tecnologia faceva somigliare i suoi risultati a qualcosa di simile ai personaggi low-poligon del noto videogame “the sims” adesso riusciamo a ricreare dei modelli come quelli in figura qua sotto.
Questo grazie a un miglioramento del riconoscimento degli elementi chiave del volto da parte delle Al, tecnologia che sta dirompendo in tempi in cui la maggior parte delle persone possiede almeno un dispositivo, come un cellulare, equipaggiato di un sistema di riconoscimento facciale o di impronta digitale. Più semplicemente esistono in commercio anche app che ti catalogano automaticamente le foto in base a chi vi è ritratto all’ interno.
Una compagnia, Clearview AI, è riuscita a creare un app in grado di riconoscere il volto di una persona sconosciuta possedendo solo una foto a disposizione con risultati quasi perfetti: quasi perché ricordiamo episodi come quello di Google, sicuramente alle prime armi con questi sistemi, che categorizzarono come gorilla due persone di colore, probabilmente a causa della quantità di colore nero all’interno della foto. Un’errore grossolano dovuto a una qualità che traviava banalmente l’algoritmo.
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Finché questi software vengono utilizzati in modo ricreativo e per mansioni con un blando livello di responsabilità non vi è alcun problema, evitando spiacevoli incidenti come quello di Robert Williams, uomo che venne arrestato per un crimine non commesso, a causa di un errore di riconoscimento da parte di una telecamera. A mio avviso mettere la sicurezza in mano a questi sistemi è ancora molto precoce. Siamo sicuri di poter creare qualcosa più intelligente di noi stessi?
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