Con l’ultimo lancio eseguito a favore della flotta che ha aggiunto 60 satelliti, la conta raggiunge ormai quasi le 900 unità.
Il progetto Starlink di Elon Musk prende forma con il 97% di satelliti perfettamente funzionanti. Il problema riguardante il restante 3% risiede nei propulsori ionici che usano il krypton come “carburante”, tecnologia che va rivisitata evitando che questi non possano più permettere la correzione dell’orbita, rendendo di fatto inutilizzabile il satellite.
McDowell di Business Insider apre una polemica riguardante il 3% di satelliti non funzionanti che a quanto pare ha destato preoccupazioni. Parlando in termini di effetti futuri, questi satelliti “deceduti” favorirebbero con l’aumentare delle missioni Starlink l’accumulo dei rifiuti spaziali nel lungo termine. L’azienda, già al corrente di questi numeri, rimane in silenzio, cosciente delle sfide che dovrà affrontare per risolvere il problema.
Internet gratis lì dove serve
Parlando del lato commerciale dell’azienda, questa ha deciso di regalare il servizio agli studenti del Texas: il kit costerebbe 499$ da sommare a un costo fisso di 99$ al mese per collegarsi ai satelliti e ricevere la connessione ad internet anche “nei luoghi più remoti della terra”, come da citazione del progetto. Per ora il funzionamento e la distribuzione del servizio è relegata all’approvazione dell’azienda, che seleziona dei beta-tester in base alle loro esigenze, trovando un punto d’incontro con le legislazioni dei singoli stati.
Per questo motivo lo Starlink kit non è ancora disponibile in Italia; come nel resto dell’Europa sarà necessario aspettare l’approvazione da parte delle autorità singole per ogni nazione. Le stime parlano di febbraio o marzo del 2021, ma ovviamente non ci sono ancora dichiarazioni ufficiali né sicurezze sulle tempistiche effettive.
Cosa comprende il kit?
Il kit comprende, all’interno di una scatola senza diciture o immagini eclatanti, tutti i componenti: una parabola con il relativo stand (che ricorda molto il design della base di atterraggio del primo stadio del razzo Falcon 9), cavi di collegamento e un box di conversione del segnale ricevuto. Sono presenti anche delle istruzioni di facilissimo consulto.
Le prestazioni
Nominalmente il servizio si attesta tra i 40-60 ms di latenza ping e tra 50 e i 150 Mbps di velocità di trasferimento dei dati, ma già si parla di un miglioramento futuro che raggiungerà i 16-19 ms oltre che una maggiorazione della velocità. Inoltre queste prestazioni varieranno in base al numero di satelliti che saranno in orbita. A parer mio questo progetto funziona bene se inserito in un contesto in cui l’accesso ad internet non è disponibile, oppure laddove non è facilitato dal tipo di infrastrutture presenti.
Comunque, per i più entusiasti c’è già il modo con cui ci si può iscrivere al programma beta-tester anche dall’Italia. Basta raggiungere il sito web ufficiale del progetto, in cui inserendo la propria e-mail si può entrare a far parte del programma.