È ufficiale: con una dichiarazione, Huawei ha annunciato di aver venduto il suo marchio di smartphone Honor. Una decisione che era nell’aria: Huawei si trova infatti dallo scorso anno in una situazione difficile, dopo essere stata inserita nella cosiddetta “Entity List” del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti. In breve, nella Entity List rientrano quelle aziende che “rischiano di intraprendere attività contrarie alla sicurezza o agli interessi di politica estera degli Stati Uniti”.
Di fatto, Huawei non può condurre affari con nessuna società statunitense. Come prevedibile, per il colosso delle telecomunicazioni con sede a Shenzhen, finire in questa lista nera ha provocato danni economici ingenti, considerando che essa stessa acquista componenti e tecnologia dagli Stati Uniti. La società ha dovuto quindi compiere diversi sforzi per sopravvivere, ma alla fine, per rimanere a galla, ha dovuto vendere Honor.
Huawei è stata in trattative con diverse realtà, come Digital China Group, TCL e Xiaomi. Alla fine, ad avere la meglio è stato un consorzio di oltre 30 agenti e rivenditori, i quali hanno annunciato la creazione di una nuova società, chiamata Shenzhen Zhixin New Information Technology, al fine di completare l’acquisto. Sebbene – come riportato dalla agenzia Reuters – Huawei fosse intenzionata a cedere il proprio marchio Honor per 100 miliardi di yuan (circa 15,2 miliardi di dollari), nessuna cifra dell’accordo è stata fornita nella dichiarazione.
Una volta completata la vendita, Huawei non deterrà più alcuna quota nel nuovo marchio Honor. Nell’accordo rientra tutto, dalle capacità di ricerca e sviluppo, alla gestione della catena di approvvigionamento e altre risorse. La forza lavoro di Honor comprende oltre 7.000 dipendenti. Nella dichiarazione si legge inoltre che la vendita rappresenta un “investimento guidato dal mercato per salvare la catena industriale di Honor”, e che il cambio di proprietà non avrà alcun impatto o ripercussione sulla produzione.
La vendita di Honor dovrebbe aiutare Huawei a recuperare alcuni dei costi associati, dissociandosi dalle sanzioni statunitensi. É infatti il primo vero grande passo compiuto dall’azienda per cercare di raggiungere il suo obiettivo, ovvero diventare completamente indipendente dalle società con sede negli Stati Uniti. Aiuterà inoltre Huawei a reindirizzare tutta la sua attenzione agli smartphone di fascia alta e alle attività aziendali, mentre Honor, nel frattempo, continuerà a soddisfare il mercato di fascia media in tutto il mondo.
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