Si è fatto tanto negli ultimi anni in nome di Sua Maestà internet. La telefonia mobile è arrivata ormai alla quinta generazione, Wi-Fi sempre più potenti con la super fibra, sia quella mista che arriva alla cabina, sia quella che supera l’ultimo miglio, arrivando fin dentro le case degli italiani, e non. Si è fatto tanto, ma mai abbastanza.
Per due ordini di motivi: in Italia la situazione è ancora troppo a macchia di leopardo, le nuove tendenze, smart working e chi più ne ha, più ne metta, impongono quasi miglioramenti continui, sviluppi elevati a cento. Non un numero a caso.
Wireless potenziato proprio di cento volte, per una connessione che non sarà più la stessa. Con questo ambizioso obiettivo si è iniziato un progetto congiunto fra il Politecnico Politecnico di Milano, in collaborazione con Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, l’Università di Stanford e quella di Glasgow, seguendo le direttive del progetto europeo Superpixel.
La forza di un chip in silicio di appena 5 millimetri
Una super Wireless. O ultra, fa lo stesso. Chiamatela come volete, la tecnologia al vaglio promette di realizzare connessioni wireless cento volte più veloci ed efficienti, con la creazione di un chip descritto nei minimi particolari in Spotlight: Journal of Science and Applications.
Le diapositive mostrate evidenziano la separazioni di raggi, anche se sovrapposti tra loro. In pratica, il chip in silicio, delle dimensioni di 5 millimetri, riesce a ricevere separatamente i fasci di luce grazie a una moltitudine di microscopiche antenne ottiche e li manipola, ordinandoli, grazie a una rete di interferometri integrati, in modo tale da eliminare le interferenze tra i vari fasci di luce.
“Una peculiarità del nostro processore fotonico è che può auto-configurarsi molto semplicemente, senza necessità di complesse tecniche di controllo”. Parola di Francesco Morichetti responsabile del Photonic Devices Lab del Politecnico di Milano, che spiega così la forza di quel chip in silicio di appena cinque millimetri: “E’ in grado di adattarsi in tempo reale per compensare effetti introdotti da ostacoli in movimento o turbolenze atmosferiche, permettendo – assicura sempre Francesco Morichetti – di instaurare e mantenere collegamenti ottici sempre ottimali”.
E’ chiaro che un chip del genere apre nuovi orizzonti: le possibili applicazioni sono molteplici: sensoristica e riconoscimento di oggetti a distanza, dispositivi portatili e indossabili per la realtà aumentata, nuove applicazioni biomediche, sistemi di posizionamento ad alta precisione. Ma soprattutto super velocità.