Tutto il mondo si chiede come sarà la vita delle donne statunitensi all’indomani della decisione, da parte della Corte Suprema, di annullare la sentenza Roe vs. Wade che di fatto ha sancito, nel 1973, il diritto all’aborto negli States.
Alcuni Stati, ora che la Corte Federale ha dato a ognuno di loro la possibilità di decidere autonomamente circa la possibilità di concedere l’aborto o meno alle donne, hanno già emanato delle leggi per cui l’aborto è proibito, costringendo così le donne, nel caso ne avessero necessità, ad andare fuori Stato.
Non è conclamata la posizione generale dei legislatori statunitensi circa la questione, anche se in realtà appare abbastanza chiaro come sia la situazione, ma di certo chi ha preso posizione sono state le Big Tech, come Google e Apple, che hanno immediatamente dichiarato il loro appoggio alle donne, e soprattutto alle loro dipendenti, che abbiano mai bisogno di abortire.
Google prende posizione in favore di chi ha necessità di interrompere la gravidanza
Google ha fatto qualcosa di proporzionalmente strepitoso in favore delle donne, in questa circostanza. Oltre ad aver assicurato un supporto legale ed economico alle sue dipendenti, ha deciso di andare anche oltre.
Sappiamo infatti che i cellulari di praticamente mezzo mondo, se non di più, hanno una geolocalizzazione che passa per i sistemi di Google, sia che si tratti di Google Maps che della semplice possibilità di essere localizzati tramite GPS dai sistemi telefonici.
Ma i vertici del colosso di Cupertino hanno deciso, giusto appunto per proteggere la privacy delle donne americane, di spegnere la geolocalizzazione dei telefoni, o meglio di cancellare la cronologia di localizzazione che viene registrata nel telefono, nel caso in cui una donna decidesse di andare in una qualsivoglia clinica per una interruzione di gravidanza.
Non potendo ovviamente sovvertire l’ordine legislativo americano, in questo modo il colosso tecnologico californiano ha trovato un escamotage per potere a suo modo proteggere ed aiutare le donne che da poche settimane hanno perso un diritto fondamentale nei confronti del loro corpo, a causa di una proibizione che in alcuni casi, come in quello dell’aborto terapeutico, potrebbe mettere a rischio e repentaglio la loro stessa salute.
Roe contro Wade è una sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti d’America del 1973, considerata una pietra miliare nella giurisprudenza statunitense sull’aborto, che nelle scorse settimane è stata “impugnata” dalla Corte Suprema la quale ha asserito che il diritto all’aborto non è contemplato dalla Costituzione americana, pertanto lo ha di fatto negato.