Per i detrattori delle criptovalute, il momento di crisi di Bitcoin e Altcoin deve costituire una sorta di successo, un avallo a pronunciare la frase “L’avevo detto io!”.
Ma retorica a parte, è apparso chiaro da subito che Bitcoin e criptovalute di vario genere fossero di una volatilità estrema. Monete virtuali di grande valore, infatti, così come i titoli di Borsa più tradizionali, per forza di cose sono soggetti a cambi di valore ed oscillazioni molto forti.
E se a fine 2021 il Bitcoin ha raggiunto valori mai visti, che si sono avvicinati ai 70 mila euro per ogni singola moneta, quello che è accaduto a partire da gennaio 2022 è esattamente l’opposto: un crollo mai visto da parte di Bitcoin e dei suoi “cugini”.
Crollo del 50% per il Bitcoin dall’inizio del 2022
Sicuramente il risultato importante di fine 2021 potrebbe aver portato gli investitori a mettere i loro soldi in ballo per acquistare Bitcoin, dopo averli visti raggiungere il valore di 68 mila euro alla fine di novembre. E se questo, ipoteticamente, fosse successo, chiunque avesse fatto in investimento del genere, magari mettendo in mezzo 10 mila euro, avrebbe sicuramente perso parecchi soldi.
Questo perché, in uno dei crolli del mercato economico ed azionario più forti degli ultimi tempi, il Bitcoin ha perso circa il 50% del suo valore dall’inizio dell’anno. Naturalmente il crollo non ha riguardato solo il Bitcoin o le altre criptovalute, l’economia in generale ha subito una forte flessione generale in ogni ambito, ma una cosa è certa: chi pensava di arricchirsi con i Bitcoin, o con gli Ethereum, dovrà ricredersi.
Bitcoin ha sempre avuto un rendimento molto alto, dall’anno della sua nascita nel 2009, e sebbene abbia conosciuto momenti di calo, è vero anche che in generale il trend del Bitcoin è stato di una crescita pari al 750% in un periodo di tempo di 5 anni di media.
Invece il 2022 non è stato, almeno nei primi 6 mesi, un grande anno per il Bitcoin. Dopo il boom di novembre 2021, infatti, il valore è sceso a 41.976,51 euro il 1 gennaio, per arrivare a poco più di 20 mila euro alla data del 16 giugno. Il crollo, dunque, è pari al 51,54%, che avrebbe più che dimezzato il valore di un eventuale investimento fatto all’inizio dell’anno.
Tonfo ancora più vertiginoso per l’Ethereum, la seconda criptovaluta per notorietà dopo il Bitcoin, che dai 3.313,16 euro del 1 gennaio 2022 è sceso del 67,56% arrivando al 16 giugno al valore minimo di 1.074,86 euro.
Hanno tenuto botta invece le cosiddette stablecoin. Con il termine stablecoin si indicano delle “monete” digitali ancorate a un’attività di riserva stabile, tra cui l’oro o valute come l’euro o il dollaro statunitense. Essendo meno volatili rispetto alle criptovalute più tradizionali, possono essere considerate come una via di mezzo tra quest’ultime e le monete fiat.
Le più conosciute sono Tether (USDT), USD Coin (USDC) e Binance USD (BUSD). Legate al dollaro, queste monete non solo si sono mantenute a galla, ma hanno anche registrato una crescita che va dall’8% al 9%.