Google: via numero di telefono e civico di casa dalle ricerche

Google continua nella sua campagna di protezione sempre più alta della privacy dei suoi utenti. Dopo aver bloccato un milione di applicazioni lo scorso anno, ed aver apposto dei blocchi ai risultati delle ricerche circa le informazioni che potrebbero portare a furti di denaro o di dati sensibili, la Big Tech di Mountain View è andata oltre.

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Google – MeteoWeek.com

Google infatti ha deciso di rimuovere dai risultati delle ricerche anche i dati che potrebbero condurre dei perfetti sconosciuti all’abitazione degli utenti, ossia gli indirizzi ed i numeri di casa.

Tra le informazioni che ora Google può rimuovere ci sono numeri identificativi governativi, come il numero di previdenza sociale statunitense, numeri di conto bancario e carta di credito, immagini di documenti di identità e firme autografe.

Google, mai così attento alla privacy

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Privacy – MeteoWeek.com

Tra i dati nascosti ci saranno anche cartelle con dati sensibili come quelle cliniche, indirizzi fisici, numeri di telefono e indirizzi email, credenziali di accesso riservate, immagini personali esplicite o intime non consensuali, deepfake pornografici o immagini photoshoppate che somigliano agli utenti.

L’utente che voglia rimuovere questo tipo di materiale dovrà dare a Google una serie di indirizzi internet che riconducono ai dati personali e anche le pagine risultato delle ricerche che dimostrano di mostrare questi link.

Dopo che la richiesta sarà stata fatta, Google la prenderà in considerazione cercando di “preservare l’accesso a informazioni considerate di pubblico interesse, professionalmente rilevanti o di origine governativa”.

Nel caso in cui Google prenda in esame e decida di accogliere la richiesta, i link forniti dall’utente non saranno più inclusi nelle pagine dei risultati fornite dal motore di ricerca e comunque non saranno più collegati al nome della persona interessata.

Ovviamente non vuol dire che questi risultati non spariranno da internet, ma per potervi accedere nuovamente sarebbe necessario chiedere al webmaster del sito in questione, chiedendo di rimuovere i dati di interesse degli utenti, e poi contattare Google per velocizzare il processo di aggiornamento dei contenuti rimossi.

Insomma quando si tratta di privacy, Google sembra essere diventata più severa che mai e la nuova norma stabilita dal colosso di Mountain View assomiglia terribilmente da vicino alla Regola dell’Oblio voluta e varata dalla Commissione Europea.

Il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), in vigore da maggio 2018, regola il diritto all’oblio.

Il diritto di opposizione dell’interessato pone fine al trattamento per motivi di marketing diretto. E’ derogabile se il trattamento ha fini di ricerca scientifica o storica o a fini statistici, e ciò avviene per l’esecuzione di un compito di interesse pubblico.

La richiesta dell’interessato deve essere legittimamente motivata e il titolare può comunque riprendere il trattamento se dimostra motivi legittimi cogenti e prevalenti sui diritti e le libertà dell’opponente, inclusa quella di azione in giudizio.