A riportare la notizia del 16enne a capo degli attacchi hacker degli ultimi giorni sarebbe Bloomberg. Secondo le prove, sarebbe a capo gruppo Lapsus$, tra le vittime Microsoft e Samsung
Incredibile ma vero: vi ricordate quando qualche giorni fa vi abbiamo raccontato dell’episodio di Lapsus$, l’hacker che ha minato il sistema di Microsoft? Ecco. Potrebbe esserci un 16enne che vive con la mamma vicino Oxford, in Inghilterra, dietro gli attacchi hacker portati avanti da una banda, o almeno così si è sempre pensato, di criminali nota nell’ambiente come Lapsus$, che ha colpito i giganti tech del calibro di Microsoft e Vodafone, creando danni economici e preoccupazioni visto il clima di cyberguerra, soprattutto in questo momento di estrema insicurezza sul futuro e di bombardamenti su persone innocenti. La notizia è stata riportata direttamente da Bloomberg, la nostra fonte di notizie utile e accreditata al 100%, che sostiene che il team completo della gang sarebbe composto da soli sette membri, ma il ragazzo 16enne, quindi che ancora non ha neanche raggiunto la maggiore età, sarebbe il coordinatore dell’intero gruppo che sta facendo sudare freddo diversi grandi del campo della tecnologia, come appunto Microsoft e Vodafone, ma anche samsung, e queste sono solo le ultime vittime.
Le vittime
La banda di cyberciminali Lapsus$ ha colpito, solo nelle ultime settimane, giganti come Nvidia, Okta, Microsoft (a cui ha rubato il codice sorgente di programmi noti e usati con Bing e Cortana, rendendo la notizia pubblica ma senza ancora chiedere un riscatto) e anche Samsung, che si è ritrovata suo malgrado nella rete hacker che non usa i ransomware. Nel caso di Nvidia il bottino è stato quantificato in 1TB di dati, 190GB quelli rubati a Samsung, 200GB quelli riconducibili a Vodafone, ma sono cifre non precise. Arrotondate, ecco. Bloomberg nel suo tweet d’informazione specifica che le indagini non sono ancora concluse del tutto, ma che sarebbe stato possibile risalire all’adolescente perché ha lasciato delle tracce online, i suoi pseudonimi erano “breachbase” e “White”. Ma quello che ci chiediamo noi: possibile che un hacker di questa portata, lasci una traccia evidente della sua persona, su internet? Prendete queste informazioni con le pinze, almeno fino a che non viene fuori una vera e propria conferma. E lì, saranno magliette sudate per il 16enne di Oxford.