In guerra non si fanno figli e figliastri. Così, i russi che pensano che l’invasione dell’Ucraina sia una cosa buona giusta, o gli influencer (e non solo) locali che la stanno combattendo, finiscono tutti sotto lo stesso tetto. Instagram ha deciso di bannare praticamente un’intera nazione.
E’ la diretta conseguenza di Meta, una delle tante sanzioni nei confronti della decisione di Putin di attaccare l’Ucraina. Una conferma, comunque, bilaterale: la stessa agenzia statale russa, che si occupa anche del controllo dei media e, di fatto, della censura. ha confermato il blocco del social network in Russia.
Si attendeva solo l’ufficialità, dal momento che già Facebook aveva vietato il social in Russia. Ora è il turno di Instagram, come ufficializzato dal suo numero uno, Adam Mosseri direttamente via social, fa niente se si tratta di Twitter. E’ in cinguettio virale, da circa 700 re-tweet, 3000 (più o meno) tweet di citazione, di fatto tremila “Mi piace”: da lunedì 14 marzo, fino a tempo indeterminato.
Meta, una decisione senza precedenti: consentite frasi violente ucraine contro i russi
“Questa decisione taglierà 80 milioni in Russia dal resto del mondo, poiché circa l’80% delle persone in Russia ha un account Instagram al di fuori del proprio paese”. La decisione, senza precedenti di Meta, per ora consente comunque la pubblicazione di informazioni contenenti appelli alla violenza contro i cittadini russi sui suoi social network Facebook e Instagram.
Inevitabilmente Instagram è dovuta scendere in campo. Così Andy Stone: “A causa dell’invasione russa dell’Ucraina – sottolinea il capo delle comunicazioni di Meta, in uno stralcio di un’intervista a a France Presse sottolineando – siamo tolleranti verso forme di espressione politica che normalmente violerebbero le nostre regole sui discorsi violenti come morte agli invasori russi. Continuiamo però a non consentire appelli credibili alla violenza contro i civili russi”.
Questa moderazione dei contenuti non era mai accaduta da quando Instagram esiste: per la prima volta nella sua storia, Insta concede forme di espressione spiccatamente politiche che incitano alla violenza, vedi l’accettazione della frase “morte agli invasori russi”, non altri tempi il fautore di quel post sarebbe stato immediatamente bloccato, o bannato per sempre in caso di reiterazione.
Da Instagram si “giustificano” così. “La protezione del diritto di parola delle persone è un’espressione di autodifesa in reazione a un’invasione militare – rimarca Nick Clegg, presidente degli affari globali di Meta – se applicassimo le regole, dovremmo rimuovere i contenuti dai normali ucraini che esprimono la loro resistenza e furia all’invasione russa: il che sarebbe giustamente considerato inaccettabile“.
L’agenzia di stampa statale russa, RIA Novosti, conferma quanto accadrà dal 14 marzo in poi, ma riferisce anche che questa ripercussione per la guerra di Putin non verrà applicata WhatsApp, unico superstite per il momento dell’azienda di Meta, a continuare il suo funzionamento come se nulla fosse. La domanda sorge spontanea, fino a quando?