Inventing Anna, la nuova serie tv firmata Shonda, è un ritratto psicologico di un’abile truffatrice (o vittima?), ma ancor di più l’identikit di un tipo di donna che si vede raramente in TV, una tv dove gli uomini sono i maestri della truffa: quella di una truffatrice che, nel giro di pochissimo, ha ingannato se stessa e gli altri.
Chi è Anna Delvey e come ha creato la sua identità di ricca ereditiera e donna con il fiuto per gli affari? Il segreto è nascosto dentro la testa di una ragazza poco più che ventenne in attesa di processo nel carcere di Rikers, mentre al di fuori i ricchi personaggi dell’alta società newyorkese sono molto restii a parlare di come l’hanno incontrata e cosa Anna abbia fatto loro, riuscendo ad ingannarli a tal punto da vergognarsi dall’andare a denunciarla. Nemmeno Vivian (Anna Chlumsky), la giornalista del Manhattan Magazine in attesa di andare in congedo di maternità, e per cui lavora fino alla rottura delle acque, che è fermamente convinta che la storia di Anna nasconda un tesoro giornalistico in grado di ripulire il suo nome dopo un brutto scandalo che l’ha emarginata sul posto di lavoro, dove però ha trovato degli ottimi giornalisti che l’hanno supportata fino alla fine. Per quanto possa sembrare incredibile, la serie Netflix curata da Shonda Rhimes, Inventing Anna si basa su fatti realmente accaduti… ANNA ESISTE. La fonte principale della miniserie di 10 episodi è un lunghissimo e molto dettagliato reportage giornalistico firmato da Jessica Pressler e intitolato How Anna Delvey Tricked New York’s Party People (Come Anna Delvey ha ingannato i festaioli newyorkesi), scritto da Jessica Pressler per il New York Magazine nel 2018, da cui probabilmente hanno preso spunto per Vivian. Nella serie vediamo la stessa giornalista incontrare Anna in carcere e tentare di farsi raccontare l’incredibile truffa messa in piedi da una giovane donna che è riuscita a crearsi una reputazione nell’elitè di New York. Senza un soldo.
Anna, Vivian e Shonda, le tre donne che hanno stregato Netflix
Le donne di Shonda Rhimes sono spesso arroganti più che sicure di sé, egoiste, ma con la testa sulle spalle per superare i loro obiettivi. Sulla carta queste caratteristiche dovrebbero appartenere ad Anna Sorokin, la donna al centro di questa serie che ha creato Delvey, raccontando la storia a Vivian.
Invece già dal primo episodio rischia di essere ancor più affascinante proprio Vivian, una giornalista che non riesce a entrare nell’ottica dell’arrivo di sua figlia, perchè è letteralmente ossessionata dalla vicenda di Anna, tanto da non dar ascolto nemmeno alla dottoressa, al marito, alla sua stessa figlia, sostituendo la nursery con un muro per le indagini. Vivian non è l’impavida eroina giornalistica che vuole scoprire la verità, quanto piuttosto una donna che vuole a tutti i costi rilanciare la propria carriera, in un mondo dove se sei mamma, non puoi essere altro. Forse è per questo che Vivian intuisce il potenziale della storia di Anna prima di tutti gli altri: perchè come Anna, sa leggere le persone.
Ogni episodio è dedicato a una vittima truffata da Anna, raccontando come lei lo abbia avvicinato, conquistato e “abbia poi lasciato dietro di sé una scia di devastazione“, come debiti enormi, vite distrutte. Mentre lei, va avanti. Anna stessa cambia repentinamente sé stessa per sopravvivere, in un mondo dve un camaleonte come lei riesce a comunicare con una società fortemente chiusa.
Chi è veramente Anna Delvey
Il vero nome di Anna Delvey è Anna Sorokin. La giovane è nata in Russia nel 1991 e ha seguito la sua famiglia in Germania nel 2007, dove ha frequentato la scuola pubblica, rendendosi subito conto i quanto quel posto non le addicesse. La famiglia, formata dai genitori e dal fratello più giovane, vive ancora in Europa e non vuole essere associata alla ragazza, temendo di vedersi accollare i debiti di Anna. L’hanno ripudiata per paura.
I compagni di scuola di Anna la descrivono come silenziosa e con un tedesco molto altalenante. Mentre il padre faceva l’autista di camion, Anna concludeva il ciclo scolastico a Eschweiler, poco fuori Berlino. Dopo essersi iscritta a un college londinese e averlo abbandonato dopo solo una settimana, Anna è tornata a Berlino, con il sogno di entrare a far parte del mondo della moda come PR, la stessa moda che vedeva sulle riviste patinate che leggeva a scuola. Anna cerca quindi di ottenere uno stage alla rivista Purple e in questa occasione conia il suo pseudonimo Delvey, prendendo il nome della madre. Da qui in poi comincia un lungo periodo di silenzio, per formare l’Anna che conosciamo.
Dei suoi genitori Anna dice: “I miei genitori hanno sempre avuto alte aspettative su di me, si sono sempre fidati del mio giudizio. Immagino ora se ne pentano. “
Come ha fatto una giovane non particolarmente bella né talentuosa, priva di charme e di un posto nella società e dal carattere tutt’altro che accomodante a riuscire ad abbindolare i ricchi della Grande Mela? Anna non si è mai dichiarata colpevole di alcunché né ha dimostrato segni di pentimento. Anzi.
La versione di Anna è che quanto fatto doveva servire per aprire un locale con vista mozzafiato su New York, dove le persone avrebbero potuto cenare, conversare e godersi un ambiente dal design all’avanguardia. E’ qui che Anna si è fatta notare a tal punto da essere scoperta, in quanto ogni singolo investimento era avvolto in un buco.
Prima che tutto andasse a rotoli, Anna era stata vicinissima a ottenere un prestito di 50 milioni di dollari, per creare il suo impero. Anna Delvey pagava sempre in contanti, con banconote di grosso taglio e nuovissime. Non usava carte, dato che venivano SEMPRE rifiutate. Se serviva una carta, usava quelle dei suoi “amici”. Quelli di cui lei, nonostante tutto, sente la mancanza.
Ma quindi chi è davvero Anna?