3 avatar maschili hanno virtualmente palpeggiato e molestato l’avatar di una madre inglese di 4 figli nel famoso Metaverso di Zuckerberg. “Un buon feedback per migliorare la sicurezza” ha commentato il vicepresidente di Horizon, lasciando tutti senza parole. Ma vediamo la vicenda nel dettaglio.
Lo scorso dicembre, Mark Zuckerberg, si dedicava al perfezionare il Metaverso, un mondo virtuale che in tema Covid, consente di incontrarsi senza problemi. Un primo prodotto è stato reso disponibile, si chiama Horizon worlds e promette un’esperienza che vi trasporta in qualcosa che supera anche la realtà virtuale per come la conosciamo ora. Per testarlo, sono state invitate alcune persone prese “a caso” a “fare esperienza” di questa piattaforma unica al mondo. Ed è accaduto qualcosa che nessuno poteva aspettarsi, o neanche immaginare. Una donna inglese tra i partecipanti ai test di Horizon ha denunciato di essere stata molestata. Oltre che nel mondo reale, ora le molestie dobbiamo subirle anche in una realtà immaginaria? . Lo è stato il suo avatar, per la precisione. Ma è proprio su questo punto che bisogna parlare.
Il racconto della donna
La donna, Nina Jane Patel, è una mamma inglese di 4 figli che mai avrebbe immaginato di ritrovarsi in questa situazione. Lavora proprio come sviluppatrice del Metaverso e per questo ha partecipato ai primi test, curiosa di questo mondo alternativo. Le cose sono andate malissimo da subito:
“Ero entrata da appena 60 secondi e sono stata aggredita verbalmente e sessualmente da 3 o 4 avatar con voci maschili. Di fatto è stato uno stupro di gruppo del mio avatar, hanno anche fatto delle foto. Mentre tentavo di scappare, mi hanno urlato: ‘non fingere che non ti piaccia’”. The New York Post
Nascono infinite domande al sorgere di questa situazione. Come ci si deve comportare? Che cos’è uno stupro o una violenza nel metaverso? E’ punibile?
Vivek Sharma, il vicepresidente di Horizon worlds, ha dichiarato sul caso della signora Patel:
“E’ stato un incidente assolutamente sfortunato. Questo per noi è un buon feedback perché vogliamo che la modalità Safe Zone sia più facile da trovare.” The Verge
La Safe Zone: un posto sicuro dove rifugiarsi quando si è nella realtà virtuale
Quello che nella realtà è un evento non solo traumatico ma orribile, agghiacciante e che segna la persona per tutta la vita, nel virtuale diventa un buon feedback per sistemare il programma. Buono a sapersi, siamo nel 1820? Gli sviluppatori inoltre stanno lavorando per progettare meglio la Safe Zone e renderla accessibile solo a chi “ne ha bisogno”. Ma che cos’è? È un tasto con il quale l’utente può mettersi in salvo dai pericoli e da tutto ciò che gli è sgradito nel metaverso, proprio per evitare episodi di violenza, odio, razzismo, bullismo e molestie, come in questo caso. Ma davvero non c’è un modo per buttare fuori dal Metaverso queste persone, e rendere punibile il reato anche se effettuato online? Nella realtà aumentato, dove finisce il vero ed inizia la finzione?