La serie tv che sta diventano forse una delle più chiacchierate degli ultimi tempi, ma che in molti non capiscono. Ecco perché, secondo noi, Euphoria non è fatta per essere capita, e apprezzata, da tutti.
Euphoria racconta la vicenda di Rue (interpretata da Zendaya), un’adolescente tossicodipendente che, dopo un’overdose e qualche mese in rehab per allontanarsi dalle droghe, torna nella città natale con la mamma e la sorella minore. Rue, nata tre giorni dopo l’11 settembre 2001 (una scena bellissima quella che ce lo racconta, molto profonda e che fa già capire lo stampo della serie), è dipendente dagli psicofarmaci, che ha cominciato ad assumere da bambina per un disturbo ossessivo-compulsivo con cui è nata. Nonostante la morte scampata più volte e la riabilitazione che non è servita, la protagonista è tutt’altro che pulita: in una scena la vediamo, poco più che bambina, prendere le pillole di Xanax del padre malato di cancro mentre lo accudisce. Questa, è Rue.
Attorno a lei ruotano le vicende degli altri personaggi che creano Euphoria: c’è Jules, un’eccentrica ragazza trans appena trasferitasi in città e che vediamo già nei primi frame e di cui Rue è innamorata, interpretata da Hunter Schafer;
Kat, un’adolescente insicura che scrive fan fiction e che si lancerà nel mondo delle webcam vietate ai minori, dove scoprirà un nuovo modo dio are soldi e soddisfare quella parte di sé che non mostra agli altri;
Cassie, la ragazza bionda su cui la madre proietta le sue aspirazioni, che sembra acqua e sapone invece, soprattutto nelle ultime puntate, mostra quello che è: insicura, con un bisogno incessante di essere amata e apprezzata.
Maddy, la kriptonite di Nate, la ragazza sicura, decisa, senza freni che sotto al suo aspetto molto curato fin nei minimi dettagli, è spezzata;
e Nate, un ragazzo popolare, possessivo e con problemi di gestione della rabbia che vive reprimendo una parte specifica di se, vergognandosene. Una dipendenza dals esso, in tutte le sue forme.
Di ciascuno di questi personaggi ci viene raccontato, uno per puntata, un po’ come con Skins da cui questa serie prende molto, il background familiare e domestico dei personaggi, concentrandosi in particolare su un trauma infantile che avrebbe scatenato i comportamenti devianti che ciascuno di loro assume durante la serie. La prima impressione, sarà quella di prendere a schiaffi questi ragazzi e mandarli a lavorare, poi una volta visti questi comportamenti abusivi in casa, vi verrà voglia di essere un po’ più comprensivi… ma comunque di aprirgli il cervello. Questo è un grosso limite della serie, che sembra voler ricercare per forza una causa per giustificare i comportamenti dei personaggi, che risultano egoisti in ogni cosa che fanno. In molti casi, la responsabilità è dei genitori, ricordiamoci che sono stupendi del liceo: disattenti, alcolizzati, menefreghisti o al contrario iper protettivi, asfissianti, con sei problemi di gestione della rabbia e con traumi che proiettano sui figli. Tutti, però, incapaci di costruire un dialogo costruttivo con la propria prole
IL RITRATTO CRUDO DI UNA GENERAZIONE ALLO SBANDO
Cruda, violenta, spietata, cattiva e a tratti persino nauseante. Perchè può non piacere? Semplice: perchè se non siete adolescenti che ingigantiscono ogni singola emozione, non potrete identificarvi con i personaggi presenti. Ancora una volta, e ancora di più, Euphoria squarcia il velo dell’ipocrisia che spesso finisce per edulcorare le narrazioni teen e ci mette di fronte ad una verità scomoda e complicata da digerire. La serie incolpa gli adulti per i caratteri dei figli, per le loro azioni, rendendoli più immaturi di un gruppo di adolescenti. Ma cosa la rende speciale? la fotografia, una resa fantastica, una perfezione nei minimi dettagli che anche uno spettatore distratto può cogliere.
Insomma, Euphoria è riuscita ad elevare al massimo grado di rappresentazione artistica i teen-drama, riscrivendo completamente le regole e soprattutto, raccontando la deriva di una generazione alla disperata ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi.
Potete vederla su Sky Atlantic o su Now Tv.La première di Euphoria 2 di qualche settimana fa, ha raggiunto quota 2,4 milioni di spettatori negli USA. Un numero oltre nove volte superiore rispetto alla prima puntata della prima stagione dove ancora in pochi avevano capito la stoffa della serie, e quasi quattro volte superiore al finale della prima stagione. È il miglior debutto mai registrato da una serie di HBO su HBO Max dal lancio del servizio streaming.In Italia, grazie ai social, sta prendendo solo ora uno slancio significativo.