La società cinese è alle prese con un meccanismo aziendale che dovrebbe scongiurare l’ultimo veto imposto dagli Stati Uniti
Continua la tesa situazione che tiene in stallo le società cinesi e le loro attività commerciali sul suolo americano. Il penultimo atto dello scontro tra Stati Uniti e il governo di Pechino aveva visto la rigida posizione di Washington e la firma finale del Presidente Biden al Secure Equipment Act. Questo, approvato dal Senato a fine ottobre, ad inizio novembre è avallato anche dalla Camera, con una votazione unanime di 420 voti contro 4.
La normativa impone il veto al rilascio di ulteriori licenze alle aziende cinesi incluse nella black list da parte della Federal Communications Commission (FCC). Ed inoltre impone all’ente federale di bloccare qualsiasi pratica, così come aveva già stabilito con una regolamentazione interna non ufficiale.
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Ora tuttavia un nuovo colpo di scena anima questo scenario, e il contributo ci arriva proprio da Huawei. L’azienda con un pratico meccanismo si impegna quindi ad aggirare il vincolo rientrando sul suolo statunitense con un cavallo di Troia.
La strategia di Huawei e come permetterà di superare i limiti dell’ Secure Equipment Act
Huawei intende superare le difficoltà nelle quali si trova attualmente veicolando le proprie attività commerciali con un’abile mossa strategica. Questa prevede di concedere il suo marchio su licenza. Mantenendo tuttavia una leadership per quanto riguarda gli aspetti legati al design dei prodotti inseriti sul mercato con il suo brand.
Infatti negli ultimi tre anni le quote di mercato della società si sono viste molto ridotte. E, di fatto queste attualmente sono legate solo al territorio cinese. La cessione della licenza dovrebbe quindi rivitalizzare le sorti di Huawei, grazie all’intervento di un nuovo partner commerciale. Ad entrare in gioco sarebbe quindi la China Postal and Telecommunications Appliances Co. (PTAC). L’azienda, seppur sotto lo stretto controllo del governo cinese, non fa ancora parte della black list. E ha ancora facoltà di acquistare dalla FCC le licenze per Android, nonché rifornirsi dei preziosi componenti come i i processori Qualcomm. Qualora non si raggiungesse un accordo con PTAC l’alternativa potrebbe essere rappresentata dalla TD Tech.
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Dunque, seppur con una manovra molto abile, non è quindi bastato alla Huawei prendere le distanze dalla sua seconda linea. Honor infatti, nonostante la vendita e l’emancipazione dalla casa madre, risente molto dell’alone di diffidenza che la circonda negli Stati Uniti. Rischiando addirittura di essere equiparata alle altre cinque aziende estromesse dal mercato e di vedere aggiungere il suo prodotto in lista nera.
Ora non resta che attendere l’evoluzione della vicenda. I prossimi mesi infatti saranno preziosi e ci permetteranno di osservare quelle che saranno le possibili conseguenze di una coraggiosa azione volta a risollevare le sorti della società di tecnologia.