Voci di corridoio sembrano puntare ad indizi su cui la Nasa si starebbe preparando a rivelare al mondo intero, dopo anni e anni di segretezza, l’esistenza degli alieni: “Bisogna capire come comunicare al meglio l’esistenza di vita extraterrestre”
Area 51. Il quarto Tipo. E.T l’extraterrestre. La Nasa torna a parlare di forme di vita aliene che sono arrivate sulla terra. Proprio così, sembrerebbe che dopo anni e anni di indifferenza ad ogni frecciatina che gli si lanciava in merito a questo argomento, la NASA stia seriamente pensando di rilasciare alcuni report top secret che testimonierebbero la presenza di alieni sul suolo terrestre. A parlarne è James Green, capo scienziato della NASA, e la sua testimonianza è stata accolta dalla rivista scientifica internazionale più autorevole nel campo, ovvero Nature. Dopo averci girato un po’ intorno, si è lasciato andare a queste dichiarazioni tipo: “La nostra generazione potrebbe realisticamente essere quella che scoprirà prove di vita oltre la Terra e da questo potenziale privilegio derivano delle responsabilità”.
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Le forti parole di Green: la NASA potrebbe essere costretta a rivelare l’esistenza degli alieni, ad un certo punto.
Green continua poi con la sua dichiarazione, infilando un po’ di fisica teorica nel discorso: “La grandezza della domanda se siamo soli nell’Universo, e l’interesse pubblico che essa genera, apre la possibilità affinché i risultati ottenuti implichino più di quanto supportano le osservazioni o di quanto gli osservatori intendano”. Green poi ci fa intendere che rivelare queste testimonianze ovviamente non è facile, e bisogna farlo con un certo tatto e rendersi conto di cosa si sta condividendo: “Poiché gli obiettivi di rilevamento della vita diventano sempre più importanti nelle scienze spaziali, è essenziale aprire un dialogo collettivo su come trasmettere informazioni in un argomento che è vario, complicato e ha un alto potenziale di sensazionalismo”.Il capo scienziato della Nasa ha le idee piuttosto chiare sul da farsi, e secondo lui bisogna “stabilire le migliori pratiche per comunicare il rilevamento della vita può servire a stabilire aspettative ragionevoli sulle prime fasi di un’impresa estremamente impegnativa”. Green specifica poi che si deve “attribuire valore ai passi incrementali lungo il percorso di scoperta , e costruire la fiducia del pubblico chiarendo che le false partenze e i vicoli ciechi sono una parte prevista e potenzialmente produttiva del processo scientifico”. (grazie a ANSA per le dichiarazioni)
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James Green poi conclude il discorso, che solo un fisico può fare, propendendo per verso una fiducia cieca da dare verso coloro che non solo studiano questi fenomeni, ma anche chi ne vuole parlare avvengono incontrato uno, come ad esempio i militari americani che in volo, si sono trovati davanti oggetti non identificabili (non per forza alieni, ancora non si sa cosa siano). Green parla poi della creazione di un “proof-of-concept”, ovvero di uno studio di fattibilità che “implichi non una prescrizione, ma semplicemente l’inizio di un dialogo importante”. Insomma, secondo lui la NASA si troverà costretta a dover rivelare tutte le informazioni che ha immagazzinato. Ma in che modo?