Le notizie sono decisamente allarmanti e non prevedono nulla di buono, i consumatori saranno colpiti dagli aumenti
Era già stato annunciato dal Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani. Ma il rincaro che si abbatterà sui cittadini si fa sempre più vicino e pesantissimo.
Il portavoce del governo, in una nota ufficiale, aveva fatto sapere che il trend in costatante impennata che si era rilevato nell’ultimo trimestre non aveva intenzione di calare. Anzi, secondo le stime degli analisti a partite dal 1 ottobre, data di entrata delle nuove tariffe, è previsto un picco dell’oltre 40% sul prezzo di luce e gas.
Una situazione catastrofica legata alla crisi internazionale della produzione di fonti energetiche e che rischia di colpire non solo tutti i settori, pubblici e privati, ma di rallentare, se non bloccare, la lenta risalita alla quale stavamo assistendo dopo la pandemia.
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Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori, si era già espresso tempestivamente su questo rincaro, stimando un sostanzioso budget aggiuntivo di 247€ annui per nucleo medio familiare. Ma richiedendo anche un intervento concreto, poderoso e pragmatico da parte del governo.
La stangata più pesante degli ultimi anni si è abbattuta sui contribuenti ed il governo corre ai ripari
Le strategie in valutazione dalla cabina di regia sarebbero in sostanza quattro. Di queste la prima sarebbe l’aumento del tesoretto girato a calmierare i prezzi, che consisterebbe in circa 4 miliardi di euro attraverso una politica di tagli dei costi accessori non direttamente collegati con i consumi.
La seconda riguarda sempre la sfalciata alle imposte, ma sarebbe di natura più tecnica. Non lineare quindi bensì legata al target del nucleo familiare, razionalizzando le azioni più significative solo per soggetti con ISEE inferiore ai 20.000€.
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Le seguenti invece sarebbero opzioni più a lungo termine e sicuramente di applicazione più contraddittoria.
La questione si gioca tutta sui costi legati alle energie combustibili, e questo spiega la ragione secondo la quale l’intervento del governo mira non solo ad un piano fiscale favorevole che sostenga la spesa dei privati, ma soprattutto ad una strutturazione di più ampio respiro che lavori secondo i principi della transizione. Ovvero portare il paese ad un elevato grado di indipendenza energetica e di efficientamento delle opere.
Intanto tutta l’attenzione si concentra su quelle che sono le azioni concrete di un’altro stato della Comunità Europea. È la Spagna infatti a fare da apripista e a cercare il contenimento della situazione. Il governo socialista di Pedro Sanchez agirà direttamente sulle società erogatrici giocando la carta del bilanciamento dei costi e la riduzione dei profitti.
Questo potrebbe essere un argomento da tenere in considerazione e portare sul tavolo delle trattative che si apriranno la prossima settimana nelle sedi opportune.