L’islanda detiene il record dello stabilimento più grande al mondo. Ma di cosa tratta?

L’innovativo stabilimento che converte anidride carbonica è il primo sull’isola geologicamente più giovane d’Europa 

Se l’inquinamento potesse essere una risorsa? È questa l’idea geniale alla base del progetto di Climeworks – MeteoWeek.com

L’innovativo impianto che converte anidride carbonica in minerali nasce da un progetto di partnership tra l’azienda islandese Carbonfix e la startup Climeworks.

Si chiama Orca e rappresenta un approccio molto all’avanguardia nel trattamento e conversione del gas prodotto dall’inquinamento.

L’inaugurazione del nuovo sito ha avuto grandissima eco nel mondo dei sostenitori ambientali, e ha visto la partecipazione di ospiti speciali. Le figure politiche che hanno patrocinato l’evento, tra cui l’ex presidente Ólafur Ragnar Grímsson e Dagur B Eggertsson sindaco di Reykjavik dove è presente la struttura, fanno intendere che questa sia stata una proposta molto sostenuta dal governo.

Anche il pool di scienziati presenti invece lascia intendere che ci sia molto interesse per la modalità di conversione del gas. Tra questi il Dr. Julio Friedmann dell’Università della Columbia e il Prof. Thomas Stocker dell’ Università di Bern. Oltre che Noah Deich, co-fondatore e presidente dell’azienda Carbon180, un ONG specializzata in temi climatici.

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Ad illustrare l’intuizione creativa e la filosofia, che sta alla base della soluzione tecnologica sviluppata, sono stati la Dr.sa Edda Aradottir, CEO di Carbfix con Jan Wurzbacher e Christoph Gebald della Climaworks.

Un impianto controverso che interessa la comunità eco-friendly

Il sistema potrebbe essere catalogato come un impianto di cattura e stoccaggio dell’aria secondo il modello industriale. Orca infatti sfrutta le competenze in ambito di ventilazione e captazione proprie della Climaworks con l’esperienza nello storage di Carbonfix.

Il risultato è un complesso sistema che elaborerà circa 4000 tonnellate di CO2 all’anno rendendo il sito attualmente il più importante su scala mondiale, e quindi un valido modello al contrasto del cambiamento climatico.

Come illustrato dai ricercatori sarà l’impiego dell’acqua, tantissima, la chiave per la conversione del gas che, una volta setacciato dai filtri, permetterà la conversione in rocce minerali di carbonato. E non solo il prodotto, ma il funzionamento stesso della struttura è rimarchevole. L’impianto infatti ha un’impronta ecologica molto bassa essendo alimentato da energia geotermica.

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Non solo l’Islanda però si pregia di questo tipo di tecnologia. Secondo i dati diffusi dall’agenzia internazionale dell’energia (IEA) sarebbero 15 gli impianti simili a quello islandese, che elaborano in totale 9000 tonnellate di CO2. Orca quindi potenzia, di gran misura, l’attività esistente.

E non solo. A breve si aggiungerà il contributo di una nuova struttura che sorgerà in Texas, e che promette numeri eccezionali. Secondo le stime si parla di 1 milione di tonnellate. Un contributo concreto e importante.

Il valore della proposta è ancora da comprendere, e servirà del tempo per capire se questo tipo di soluzioni potranno essere associate a quelle aree particolarmente contaminate dalle emissioni dei grandi stabilimenti industriali. Potrebbe essere quei di questa la chiave per una implementazione graduale ma su scala globale.

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