Un problema indipendente dalla volontà del Perseverance. Le analisi sull’ultimo volo del rover della NASA in missione su Marte hanno estromesso del tutto l’errore umano dopo l’operazione di carotaggio e la gestione del tubo di contenimento dei campioni di roccia del Pianeta Rosso.
Galeotto il terreno friabile di Marte. La particolare roccia selezionata dal Perseverance per la raccolta dei primi campioni da riportare sulla Terra, si sarebbe completamente polverizzata durante l’operazione di carotaggio. Sarebbe questo il motivo dietro al tubo di raccolta inaspettatamente vuoto, secondo un aggiornamento rilasciato dal JPL sul sito ufficiale della missione.
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“Il Corer aveva raggiunto la piena profondità comandata di 7 centimetri, noi abbiamo visto l’immagine del foro su Marte circondato dal mucchio di talee, materiale prodotto intorno al foro durante il carotaggio”. Scrive così Louise Jandura, Chief Engineer di Sampling & Caching at NASA/JPL, direttamente sul sito ufficiale della National Aeronautics and Space Administration, l’agenzia governativa civile responsabile del programma spaziale e della ricerca aerospaziale degli Stati Uniti d’America.
Perseverance, analisi logica: “Roccia insolita, abbiamo solo piccoli frammenti”
“La telemetria ingegneristica e un’immagine dalla CacheCam all’interno dell’Adaptive Caching Assembly, l’hardware di elaborazione del tubo – continua Louise Jandura – hanno confermato che avevamo trasferito la provetta del campione dal Corer all’ACA, sigillato la provetta del campione e l’abbiamo conservata con successo. La squadra era euforica”. Poi qualcosa è andato storto, scagionante però il Perseverance.
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“Quando sono arrivate la misurazione del volume e l’immagine successiva alla misurazione, queste hanno indicato la provetta del campione era vuota. Ci sono voluti alcuni minuti prima che questa realtà venisse assorbita – analizza Jandura – ma il team è passato rapidamente alla modalità investigativa. È quello che facciamo sempre, la base della scienza e dell’ingegneria”.
Due giorni interi di analisi dei dati e l’aggiunta di ulteriori osservazioni al piano tattico per aumentare l’indagine sono bastati per capire cosa c’è stato al di là della missione fallita dal Perseverance. “La telemetria ingegneristica delle prestazioni di Corer durante le attività di abrasione e carotaggio non ha rilevato alcuna risposta insolita rispetto ai dati dei nostri test di successo basati sulla Terra – assicura sempre Jandura – l’imaging dello spazio di lavoro nelle aree su cui l’hardware ha viaggiato durante le attività di post-carotaggio non ha portato a trovare un nucleo intatto o pezzi di nucleo sulla superficie marziana, le misurazioni della profondità del pozzo derivate dalla fusione dei prodotti di immagine di Watson insieme all’immagine stessa ci portano a credere che l’attività di carotaggio in questa roccia insolita abbia portato solo a polvere/piccoli frammenti che non sono stati trattenuti a causa delle loro dimensioni e della mancanza di qualsiasi pezzo significativo di un nucleo”.
Quasi certo che il particolare tipo di roccia della zona del Pianeta Rosso, analizzata dal Perseverance, non era abbastanza robusta da produrre un nucleo. Probabilmente il materiale del nucleo desiderato si trova sul fondo del foro, nel mucchio di talee o in una combinazione di entrambi. Ma il team del Perseverance non è stato in grado salvare il tanto atteso campione da riportare sulla Terra. Un altro tentativo si farà, non certo in quella zona friabile di Marte.