Ancora guai per Google: l’antitrust francese ha multato il colosso di internet per 220 milioni di euro per abuso di posizione dominante nel settore della pubblicità online
Ancora guai in materia antitrust per Google. L’azienda di Mountain View è abituata a essere messa sotto la lente d’ingrandimento, specie in Europa, e ha già ricevuto sostanziose multe per abuso di posizione dominante e concorrenza sleale, sia relativamente al mercato delle ricerche Web, sia ad Android e al motore di comparazione prezzi Google Shopping.
Due settimane fa la Commissione europea aveva promosso un’iniziativa analoga contro Facebook. E’ il segno che l’abuso di posizioni dominanti non è più una questione secondaria nell’Unione.
L’antitrust francese ha infatti accusato Google di aver approfittato del fatto di possedere sia una delle principali piattaforme per le aste online della pubblicità (ADX) sia uno dei principali sistemi di vendita della pubblicità (DoubleClick for Publishers) per favorire i propri servizi e incoraggiare gli inserzionisti a comprare pubblicità direttamente da Google e danneggiare i servizi rivali.
L’indagine era partita dopo la denuncia di alcuni grossi editori, tra cui Newscorp e l’editore del Figaro.
Vediamo insieme cos’è successo nel dettaglio.
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L’Antitrust cerca di incastrare Google
La Autorité de la Concurrence francese aveva multato Google per 150 milioni di euro per concorrenza sleale già nel 2019.
La multa si riferiva a Google Ads, il servizio che permette di inserire spazi pubblicitari all’interno delle pagine di ricerca di Google, in cui secondo l’autorità la società statunitense avrebbe agito in maniera poco chiara nei confronti degli inserzionisti.
In particolare Google era stata accusata di aver sospeso o bloccato ingiustificatamente alcuni di loro, e di avergli imposto condizioni eccessivamente svantaggiose.
Il sospetto è che, abusando della propria posizione sul mercato, Google favorisca i propri servizi (e guadagni) a discapito di editori Web e di altre piattaforme per l’advertising digitale.
In particolare, secondo la Commissione, l’azienda userebbe solo per sé stessa, a proprio vantaggio, dati degli utenti raccolti da siti Web e applicazioni, preziosi ai fini pubblicitari. Il sospetto è che Google possa accedervi, la concorrenza no.
“Google raccoglie dati da utilizzare per fini di pubblicità mirata, vende spazi pubblicitari e agisce anche come intermediario per le inserzioni pubblicitarie online. Dunque Google è presente in quasi tutti i livelli della supply chain per le inserzioni pubblicitarie online”, ha dichiarato la commissaria europea alla libera concorrenza, Margrethe Vestager, sottolineando il conflitto d’interessi. “Ci preoccupa il fatto che Google abbia reso difficile, per i concorrenti dell’online advertising, poter competere nell’ambito del cosiddetto ad tech”.
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La replica di Google
Oltre ad aver accettato la multa, Google ha promesso di impegnarsi per rendere più facile l’utilizzo dei propri strumenti anche ai suoi concorrenti, per i prossimi tre anni.
Infatti dal colosso di internet è arrivata prontamente una replica: “Migliaia di aziende europee utilizzano i nostri prodotti pubblicitari per raggiungere nuovi clienti e per finanziare i propri siti Internet. Scelgono i nostri prodotti perché sono competitivi ed efficaci. Continueremo a confrontarci in modo costruttivo con la Commissione Europea per rispondere alle richieste di chiarimento e dimostrare i benefici che i nostri prodotti portano alle aziende e ai consumatori europei”.
Insomma, ora Google devo solo aspettare un’altra pressa da parte dell’Antitrust.