Nuova maxi operazione della Polizia Postale contro lo streaming illegale: 1,5 milioni di abbonamenti oscurati.
Nuova maxi operazione contro le IPTV, attività fraudolenta che interessa 1 milione e mezzo di persone in Italia che, per vedere contenuti di Sky, DAZN, Netflix, Mediaset senza abbonamento si servono di siti e segnale illegalmente captato, pagando 10 euro al mese.
La maxi operazione (che non a caso si chiama) “Black Out” ha portato ad individuare 45 persone indagate per associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo al sistema informatico, frode informatica, aggravata dall’ingente danno arrecato, e riproduzione e diffusione a mezzo internet di opera di ingegno.
“Una importante “centrale” è stata individuata nella città di Messina, la sua disattivazione e sequestro ha fatto rilevare che essa gestiva circa l’80% del flusso illegale IPTV in Italia.”
Sin dall’avvio delle investigazioni gli inquirenti hanno scovato la presenza su Telegram, in vari social network e in diversi siti di bot, canali, gruppi, account, forum, blog e profili che pubblicizzavano la vendita, in tutta Italia, di accessi per lo streaming illegale di contenuti a pagamento tramite IPTV delle più note piattaforme.
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Cosa rischia chi è invischiato in questa rete?
Ai 45 indagati il PM titolare delle indagini contesta il reato di associazione a delinquere finalizzato alla commissione dei delitti di accesso abusivo a sistema informatico protetto da misure di sicurezza (615 ter aggravato c.p.), di frode informatica aggravata dall’ingente danno arrecato (art. 640 ter c.p.) e di abusiva riproduzione e diffusione a mezzo Internet di opere protette dal diritto di autore e opere dell’ingegno (art. 171 ter legge n. 633/1941).
“Nel sentire comune si ritiene che in fondo fruire di un sistema pirata non è un crimine, al massimo si sottraggono pochi soldi ad un colosso della comunicazione”, si legge sul comunicato della Polizia Postale.
“Ma se si guarda il fenomeno nella sua complessità, e non solo nel singolo utilizzo, ci si rende conto che nella realtà non è così, un intero sistema produttivo viene messo in crisi”
E non mancano delle stime sugli introiti generati dalla rete criminale: si parla di 1,5 milioni di utilizzatori che hanno pagato mensilmente 10 euro, quindi di un ricavo mensile complessivo di 15.000.000 euro.
A questo cifra si deve poi sommare il danno causato alle piattaforme di streaming e quantificabile sotto forma dei mancati guadagni.
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Un’organizzazione piramidale
Le indagini sono risultate utili anche per fare luce sulle modalità operative dell’associazione a delinquere, descritta come una struttura piramidale, al vertice della quale si trovano soggetti che pur non conoscendosi direttamente tra loro stabiliscono reciproci legami per raggiungere lo scopo criminale. Secondo la ricostruzione degli inquirenti le fasi principali dello schema criminoso comprendono:
- acquisto legittimo dei contenuti protetti da diritto d’autore sotto forma di segnali digitali da parte dei vertici della piramide (vengono definiti Sorgenti)
- trasformazione dei contenuti così acquisiti in dati informatici, attraverso una complessa infrastruttura tecnica e organizzativa
- diffusione dei dati informatici sotto forma di flussi audio/video attraverso un’articolata rete di rivenditori e utenti finali dotati di connessione a internet e di apposite apparecchiature – volgarmente dette Pezzotto. Per mettere in vendita gli abbonamenti la rete criminale si serviva di bot, canali, gruppi, forum e blog che pubblicizzavano l’offerta in Rete; i messaggi venivano veicolati anche tramite Telegram e social network.
Si tratta di una lotta continua, vista la capacità di queste organizzazioni criminali di replicarsi anche dopo che i vertici sono stati troncati.
Ma una lotta continua prima o poi fa fuori i nemici!