Gli scienziati dell’Army Research Laboratory (ARL) dell’esercito statunitense stanno mettendo a punto un robot munito di fibre muscolari “viventi” provenienti dalla robotica bioibrida. Tramite questi innesti i robot guadagnerebbero molta più flessibilità d’impiego e adattamento all’ambiente circostante, con potenziali utilizzi ancora più vasti
Il mondo della robotica è forse il settore della tecnologia più affascinante, assieme all’intelligenza artificiale. Anni e anni di cinematografia, e altre produzioni culturali che trattano il tema dei robot, hanno permesso a queste macchine di entrare nell’immaginario collettivo come l’alter-ego bionico quasi perfetto dell’essere umano, e talvolta estremamente pericoloso quando decide di ribellarsi al proprio creatore.
All’atto pratico, la robotica è un settore di ampia applicazione in diversi contesti lavorativi, soprattutto per quanto riguarda l’industria: macchinari di questo tipo vengono utilizzati per svolgere lavori pesanti, dove l’uomo potrebbe invece risentire di effetti collaterali sulla sua salute. Di recente ne sono stati messi a punto alcuni con caratteristiche ancora più vicine all’essere umano: pensiamo al robot-trainer in grado di aiutare chi pratica esercizi in palestra a migliorare la postura, l’esecuzione di un esercizio o a tenere il conto delle ripetizioni.
Dagli Stati Uniti potrebbe provenire qualcosa di ancora più suggestivo, dato che l’Army Research Laboratory starebbe studiando un possibile robot con innesti muscolari attivi.
Leggi anche: Boston Dynamics: col 5G i robot hanno molta più autonomia
I robot con fibre muscolari viventi: lo studio dell’ARL
L’ARL, già citato Army Research Laboratory, è un dipartimento dell’esercito statunitense che si occupa di ricerca e sviluppo in svariati ambiti. Uno di questi è proprio la robotica e da questo ramo dell’ARL proviene lo studio di un robot con fibre muscolari viventi.
Esperimenti simili sono già stati portati a termine in passato, con risultati piuttosto interessanti. Il progetto consiste nella creazione di una macchina bioibrida, che sfrutta per l’appunto fibre muscolari con comportamenti molto simili, se non identici, a quelle umane. Questi innesti darebbero alla macchina molta più flessibilità e versatilità nell’utilizzo in diversi contesti, dato che le permetterebbe di adattarsi all’ambiente circostante con risposte molto più verosimili.
Dean Culver, scienziato dell’ARL, porta un esempio per chiarire questo meccanismo di adattamento. Immaginiamo il robot camminare attraverso un campo: all’improvviso si imbatte nella tana di un coniglio, mettendo un piede al suo interno. La reazione di un essere umano sfrutta proprio i muscoli e gli permette di mettersi in equilibrio, regolandosi “al volo” per non cadere. Al contrario un robot potrebbe soltanto limitare i danni della caduta sfruttando un sistema integrato di ammortizzatori.
Un grande scoglio da superare
Il robot in questione è attualmente in fase di studio preliminare, e al momento rappresenta ancora un progetto di impossibile realizzazione. C’è infatti uno scoglio enorme da superare: l’ARL sta ancora studiando il collegamento dei muscoli alle macchine e quindi la possibilità di controllarli in via meccanica.
Leggi anche: Robot che pensa ad alta voce: il progetto arriva proprio dall’Italia
Presso l’ARL queste tecnologie sono in fase di analisi: soltanto dopo il raggiungimento di questo traguardo si potrà iniziare a progettare il robot con innesti muscolari.