E’ possibile registrare le emozioni e condividerle nel digitale grazie all’IA

Il gruppo di lavoro del bioingegnere Gaetano Valenza sta sviluppando una tecnologia per mappare, registrare e trasferire da una persona all’altra le sensazioni insieme ad audio e video grazie all’IA.

Intelligenza Artificiale per le emozioni – MeteoWeek.com

In un’era dove postare un video o un selfie è quasi legge, ci chiediamo se quello che vogliamo dimostrare attraverso queste immagini arrivi a chi le guarda.

L’emozione, le sensazioni che proviamo guardando un tramonto e postandolo su Instagram.

La gente vede solo la foto o pro quello che abbiamo provato noi vedendolo dal vivo?

Non importa quello che postiamo, il racconto di ciò che facciamo, vediamo e scopriamo resta parziale, perché non possiamo completarlo veicolando anche le nostre reali emozioni, quell’ampio e articolato insieme di sensazioni generate dalla stessa esperienza che vorremmo condividere.

E se invece potessimo?

Se oltre alle foto e ai video si potessero postare sui social le nostre sensazioni, per consentire anche ad altri di riviverle?

Immaginate di poter sperimentare per la prima volta, grazie ad una realtà virtuale (VR) “aumentata” ,  un giro sulle montagne russe o una visita al museo assaporando la percezione spazio-temporale (oltre a quella visuale, auditiva e cutanea/tattile) vissuta da un’altra persona.

Non è un film di Tom Cruise, ma la realtà.

E’ amore per la ricerca, per la sfida, puro divertissement, è voglia di nuovo e di superare il limite, è democratizzare e divulgare il sapere.

Usare la tecnologia nelle emozioni

Le emozioni trasferibili – MeteoWeek.com

Provate a pensare cosa potrebbe significare utilizzare la stessa tecnologia, da un lato, per diagnosticare in maniera oggettiva (cioè come fosse un esame del sangue di routine) qualcosa di inafferrabile e che non si mostra alla luce del sole,  come una malattia mentale o un disturbo.

Dall’altro, per curarla creando ambienti virtuali ad hoc e inducendo sensazioni capaci di contrastare il malessere e ripristinare l’equilibrio, peraltro riducendo o eliminando il ricorso ai medicinali. Una sorta di meditazione con scenari, per calmare il paziente e portarlo nel suo posto felice.


Leggi Anche:


 

Realtà virtuale – MeteoWeek.com

Il progetto Europeo, della durata di quattro anni, si chiama EXPERIENCE, acronimo per “EXtended-PErsonal Reality: augmented recording and transmission of virtual senses through artificial- IntelligENCE”, ed è inserito tra le Future and Emerging Technologies di Horizon 2020, relativamente all’uso dell’intelligenza artificiale nell’ambito delle scienze sociali e neuroscienze.

Il progetto ha due filoni principali di ricerca, uno tecnologico e l’altro medico scientifico”, spiega Valenza.

“Il primo è mettere tutti in grado di creare facilmente ambienti di realtà virtuale, rendendo questa tecnologia fruibile non solo come pubblico, ma anche nella veste di creatore di contenuti, per arrivare a condividerla in rete con la stessa semplicità di una foto. Il secondo filone – continua – è la sfida scientifica di riuscire a misurare le emozioni, riuscire a quantificarle e definirle in modo tale da poterle riversare dentro la realtà virtuale creando un’esperienza molto più ricca”.

Quando entra in gioco l’IA

Quando di parla di registrazione delle emozioni e della loro trasmissione, o induzione, quell’insieme di algoritmi complessi che chiamiamo intelligenza artificiale ha un peso enorme, innanzitutto perché ci aiuta a gestire una quantità enorme di dati. Questi provengono da molteplici sensori deputati ai compiti più diversi: dal rilevamento dell’elettrocardiogramma alla registrazione del movimento del corpo o degli occhi; dall’analisi del suono della voce a quella dell’attività cerebrale, dal monitoraggio della respirazione a quello dell’attività elettrica cutanea. L’IA permette di analizzare tutto utilizzando un modello e processando tutto insieme”

E per il trasferimento?

“Analizzando i dati raccolti, e conoscendo i processi di interazione tra cuore, cervello e sistema nervoso periferico, siamo in grado di definire l’emozione come una mappa sensoriale del corpo. Passando alla sua induzione, l’IA serve per fare soprattutto due cose: la prima è manipolare la realtà virtuale agendo in tempo reale su video e audio per generare emozioni specifiche. Immagini una canzone dello zecchino d’oro, con la sua carica di allegria: se ad esempio gliela faccio ascoltare alla metà della velocità, scatena sensazioni molto diverse. Ecco, qualcosa di simile può essere esteso a tutti gli aspetti sensoriali, di fatto pilotando l’esperienza”.