Astronauti in isolamento nel deserto del Negev: ecco come ci si prepara a camminare su Marte

Come sarebbe la vita su Marte? Una domanda per il momento dalla risposta impossibile, al massimo soggettiva. Ma un’agenzia spaziale, solo formalmente austriaca, sta cercando di trasformare quell’ipotesi, in realtà.

Uno scorcio del deserto del Negev (Adobe Stock)
Uno scorcio del deserto del Negev (Adobe Stock)

Già nel 2018 l’Austrian Space Forum, un’istituzione indipendente che va ben oltre i propri confini austriaci, aveva sperimentato sulla Terra, le condizioni proprie, finora studiate, della vita sul Pianeta Rosso.

Dall’Oman, sede dell’ultimo test, al deserto israeliano, il passo è breve. Sei astronauti, cinque uomini e una donna, stanno vivendo dallo scorso 4 ottobre, nel cratere Ramon, in Israele, per cercare di capire quanto saranno possibili i futuri sforzi di insediamento su Marte.

Dal 4 al 31 ottobre: sei astronauti tagliati fuori dal mondo

Marte (Adobe Stock)
Marte (Adobe Stock)

La missione, in collaborazione con la Israel Space Agency e con la partecipazione dell’Agenzia Spaziale Europea, denominata sempre AMADEE (cambia soltanto l’anno, ossia da 18 a 20, perché si sarebbe dovuta svolgere nell’era ante pandemia da Coronavirus, ma è slittata causa Covid) ripropone un finto habitat per sei astronauti, provenienti da Portogallo, Spagna, Germania, Paesi Bassi, Austria e Israele, sono stati tagliati fuori dal mondo per un mese, dal 4 al 31 ottobre, vivendo all’interno di una stazione che simula la vita marziana, per il momento sulla Terra.

Durante questo periodo i sei prescelti stanno vivendo con le loro tute spaziali, con sensori attaccati, come se stessero proprio sul Pianeta Rosso, il quarto pianeta del sistema solare in ordine di distanza dal Sole; visibile a occhio nudo ed è l’ultimo dei pianeti di tipo terrestre insieme a Mercurio, Venere e la Terra.

Cinque uomini e una donna, dunque, in una struttura di 1300 piedi quadrati. Sono monitorati costantemente, con sensori per essere seguiti a distanza, con un ritardo di dieci minuti, proprio accade come su Marte, dove non ci sono GPS o reti mobile come sulla Terra. La speranza è che, identificando le sfide e gli ostacoli sulla Terra, tutte quelle difficoltà che sorgeranno inevitabilmente una volta sbarcati su Marte, possano in un certo qual modo essere previste. Replicare l’esperienza di trovarsi a centinaia di milioni di miglia dalla Terra sarà fondamentale, la base su cui trovare l’altezza della situazione.

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Il Negev, delimitato a ovest dal confine israelo-egiziano e dalla striscia di Gaza, a est dalla valle dell’Arava e a nord dalla linea Gaza-En Gedi, sulle sponde del mar Morto, è fatto apposta per questo esperimento: ci vive soltanto il 10% della popolazione israeliana. Inoltre, le regioni settentrionali e occidentali del Negev sono costituite da una pianeggiante distesa ricoperta di polvere e in parte di löss.

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La missione, chiamata AMADEE-20, sarà diretta da un centro di supporto dedicato presente in Austria e porterà a termine esperimenti in vista delle future missioni di esplorazione umana, ma anche robotica, su Marte. La missione nel deserto israeliano del Negev durerà fino a fine mese, simulerà in tutto e per tutto la vita su Marte, restando comunque coi piedi per terra.