In Italia record di streaming pirata: un mercato da 1 miliardo di euro in Ue

Secondo l’ultimo studio condotto dall’Euipo, Ufficio Ue per la proprietà intellettuale, in Europa il business illegale degli streaming pirata vale quasi 1 miliardo di euro. A guidare la classifica dei Paesi più interessati dalla visione di streaming illegali è l’Italia, al primo posto in particolare nel mercato dei film pirata con il 58% della quota di mercato nel continente. Un record negativo accentuato dalla situazione pandemica

streaming pirata
Lo streaming di film in maniera illegale è ancora estremamente diffuso in Italia. – MeteoWeek.com

L’inizio della pandemia, e i conseguenti periodi prolungati di permanenza nelle proprie abitazioni, hanno portato ad una ripida crescita dei consumi di prodotti digitali quali film, serie TV e videogiochi. Come già riportato da alcune stime in precedenza, il mercato digital e in particolare quello degli streaming “casalinghi” soprattutto in Italia ha vissuto un’ascesa incredibile, con l’acquisto sempre più assiduo di abbonamenti a servizi come Netflix, Amazon Prime Video e simili.

Tale periodo d’altro canto ha fatto riemergere un’altra problematica, quella relativa alla pirateria degli stessi contenuti digital. Il Web permette in modo piuttosto semplice di avere accesso a film e serie TV in maniera illegale, tramite portali in streaming che nonostante le periodiche chiusure riescono a tornare in breve tempo attivi. L’ultimo report dell’Euipo, Ufficio Ue per la proprietà intellettuale, si è orientato proprio in questa direzione, svelando un quadro europeo e in particolare italiano non confortante.

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Streaming pirata: in Ue business da 1 miliardo di euro, Italia al primo posto

Secondo quanto emerso dal report di Euipo, in Unione Europea il business dei contenuti in streaming pirata vale quasi 1 miliardo di euro. Una cifra enorme, messa in luce in particolare dal periodo pandemico durante il quale le persone hanno trascorso molto più tempo all’interno della propria abitazione, trovando il modo di dedicarsi alla visione di film e serie TV.

Nella classifica dei Paesi più interessati dal fenomeno degli streaming pirata l’Italia ricopre la prima posizione, con la quota di mercato “record” pari al 58% del business di film in streaming illegale.

Le rilevazioni di Euipo sono state condotte, come già detto, nell’ambito dell’aumento di consumi e acquisti di prodotti digitali. Nonostante siano presenti servizi in abbonamento a prezzi accessibili, e condivisibili con amici o parenti, il mercato della pirateria in streaming non ha segnato battute d’arresto e nel nostro Paese purtroppo è ancora una realtà ben consolidata, che reca enormi problemi a livello di copyright e diritti di proprietà intellettuale.

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Nonostante la presenza di alcuni servizi digitali a prezzi più che accessibili, come Netflix o Amazon Prime Video, il business della pirateria è un problema che non sembra conoscere battute d’arresto. – MeteoWeek.com

Non solo streaming: numeri preoccupanti anche per le merci contraffatte

Il periodo di pandemia ha avvicinato gli utenti anche all’acquisto online di prodotti fisici, data spesso l’impossibilità di recarsi presso punti vendita per l’acquisto diretto. Tale avvicinamento ha avuto come effetto l’aumento della compravendita di merci contraffatte, che secondo il report provengono per lo più da Cina e Hong Kong.

Un problema in cui gli utenti spesso sono vittime inconsapevoli: il report Euipo evidenzia come molte persone si siano trovate in difficoltà nel riconoscimento dei canali di vendita ufficiali da quelli non ufficiali o di contraffazione.

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In Italia la popolazione che afferma di essere stata indotta con l’inganno ad acquistare prodotti contraffatti si attesta al 6%, sotto la media Ue. I prodotti contraffatti rappresentano la quota pari al 6,8% delle importazioni dell’Unione Europea, per un valore di mercato pari a 121 miliardi di euro. Anche in questo caso, l’Italia rientra nelle prime posizioni essendo uno dei Paesi verso cui viene introdotta la maggior quantità di merce contraffatta via mare: la quota sul volume totale è pari al 12,8% degli ingressi.